Il Fantasma del Conte
Castello di Agazzano
Veduta Rocca e Castello Anguissola Scotti Gonzaga
Veduta del Castello di Agazzano
Il cortile rivisitato secondo il gusto francese del '700
Parte settecentesca del castello
Salone di ingresso con affreschi
Rocca del XIII secolo
Rocca tra medio evo e rinascimento
Pernottare nel Castello
La comera nella Torre
Rocca interno
All'interno della Rocca è possibile organizzare eventi, matrimoni, convegni

La storia del castello è segnata dalla  tragica  e misteriosa morte di Pier Maria Scotti  detto il Buso ( abile spadaccino che ogni volta che colpiva una vittima con la spada lasciava il “buco”) che fu ucciso da Astorre Visconti nel 1529 in una locanda sita in Agazzano.  Il suo corpo gettato nel fossato  che anticamente circondava la Rocca. Nonostante questa certezza storica il cadavere di Pier Maria Scotti non è mai stato ritrovato e  la sua presenza si  sente ancora oggi tra le mura del castello e nel giardino. Porte che si aprono misteriosamente, luci che rimangono accesi, vetri trovati nelle stanze e di cui non si sa la provenienza. Sono stati compiuti diversi sopraluoghi da parte di associazioni esperte di fantasmi che hanno rilevato tracce di presenze ultraterrene. Strani avvenimenti si sono succeduti nel tempo e si è tenuti a credere che Pier Maria Scotti che amava moltissimo Piacenza e il piacentino non abbia voluto allontanarsi completamente da questi luoghi E’ importante ricordare che tornò appositamente dalle Americhe per riconquistare la posizione che credeva gli spettasse nella città di Piacenza e nei territori appartenenti agli Scotti. Il carattere di questo condottiero si caratterizzava per la tenacia, la cattiveria ma anche il coraggio.   Il suo errore fu quello di occupare il castello per prenderne il bottino e imporne il dominio non avvisando l’alleato Visconti… che come abbiamo visto non ne rimase molto contento. A questo personaggio è stato dedicato anche un romanzo.

Dall’inizio del secolo XIII il feudo di Agazzano (allora chiamato Aricazano), comprendente l’antica Rocca, fu appannaggio di Alberto Scoto, massimo esponente della famiglia Scotti. Gli Scotti acquisirono sempre più potere e fecero di Agazzano un fervido centro, grazie alla posizione strategica della rocca sorta con funzione militare. La fertile zona agricola divenne, soprattutto verso la fine del 1400, oggetto di contesa tra le potenti famiglie piacentine, di cui si ricordano gli Arcelli. La rocca, splendido esempio di fortezza medioevale, a causa di un incendio, subì un considerevole rifacimento nel 1475. Risalgono a tale data il bellissimo loggiato e i giardini pensili di stile rinascimentale che contribuiscono a ingentilirne l’aspetto prettamente militare.  Fu in questa occasione che la casata degli Scotti si unì a quella dei Gonzaga grazie al matrimonio di Giovanni Maria Scotti conte di Vigoleno con Luigia Gonzaga di Novellara (figlia di Francesco I Signore di Novellara)

 L’unione è testimoniata, oltre che dai carteggi, dalla presenza degli stemmi delle due famiglie all’interno dell’edificio. Il Castello di Agazzano appartenne agli Scotti fino al 1741, anno in cui morì Ranuccio senza lasciare eredi maschi. La primogenita, Margherita, andò in sposa a Girolamo Anguissola da Podenzano e da allora il castello passò alla famiglia Anguissola Scotti ancora oggi proprietaria della rocca e della villa attigua. Quest’ultima, già esistente nel 1400, nella seconda metà del XVIII, secolo venne modificata secondo il gusto francese dell’epoca, arricchendosi anche di magnifici affreschi

Scarse e frammentarie sono le notizie che abbiamo intorno alle origini della famiglia documentata in Italia nel secolo undicesimo ma certamente anteriore se dobbiamo prestare fede alla tradizione che la vogliono discendente da un certo Guglielmo, un condottiero scozzese giunto in Italia nell’anno 774 al seguito degli eserciti franchi d’invasione.
Si narra infatti che il medesimo, giunto nei pressi di Piacenza, si ammalò e non potendo più riunirsi al proprio gruppo, prese moglie dando luogo ad una discendenza che, con alterne fortune, dura tuttora.
Il ceppo italiano, denominato con l’appellativo di Scoto, assumerà con gli anni  la forma plurale di Scotti, nome con il quale è oggi conosciuta la famiglia.

Dal medesimo Guglielmo che probabilmente già aveva una propria famiglia nel suo Paese natale, hanno origine i Douglas scozzesi , un  “clan” fra i più noti dell’intera nazione. Quasi per riallacciarsi ad una tradizione e nobilitare la stirpe, Marc’Antonio Scotti, intorno alla metà del secolo XVII scrive ai Douglas scozzesi rifacendosi ad antiche cronache nonché ad una recente pubblicazione che accomuna gli Scotti italiani ai Douglas scozzesi. E’ peraltro significativo il fatto che nel I404 l’imperatore Sigismondo, conceda agli Scotti di Vigoleno, l’attributo di Douglas quasi a voler togliere loro la genericità di un’origine incerta ed inserirli d’autorità in un “clan” prestigioso al quale del resto essi ambivano di appartenere.
Gli storici più scrupolosi tuttavia, in assenza di una documentazione certa, preferiscono far derivare gli Scotti piacentini da una progenie autoctona del ceto popolare assurta al rango gentilizio già in epoca comunale.
Il personaggio maggiormente rappresentativo di questo periodo fu senz’altro Giovanni che, cresciuto in potenza e ricchezza per effetto di una saggia condotta di oculati  investimenti  derivanti dall’esercizio della mercanteria, rivolse la propria attenzione al territorio che dalla pianura piacentina conduceva ai contrafforti appenninici fino al borgo di Agazzano. Consistenti acquisti e potenti alleanze contratte tramite l’attivissima “societas Scotorum” che operava con profitto da Genova sulle prospere piazze orientali, permisero al figlio di lui, Alberto di essere eletto nel 1290, podestà di Piacenza. In tale veste, quale capo della fazione guelfa, si distinse per le sue non comuni doti di stratega che rifulsero in particolare quando nel 1302 sconfisse Matteo Visconti facendolo prigioniero ed estendendo il dominio del suo partito fino a Milano e Bergamo da un lato, l’intera val d’Arda e Castellarquato dall’altro.
Incapace di amministrare con saggezza il potere acquisito venne in odio ai suoi stessi sostenitori che si rifiutarono di appoggiarlo militarmente contro l’inevitabile reazione dei ghibellini condotti da Giangaleazzo Visconti. Questi, nel 1317 lo assediò nella sua fortezza di Castellarquato e presolo prigioniero lo tradusse nella roccaforte di Crema ove morì dopo pochi mesi.
Francesco Scoto, figlio e fedele collaboratore del padre ma dotato di sano realismo, riconobbe la supremazia viscontea nell’intera area controversa e, stipulato un accordo federativo con Azzo Visconti, succeduto al padre, ottenne benefici e privilegi quali
l’esenzione da qualsiasi  tributo sia nei confronti del Signore di Milano che della Chiesa alla quale non doveva corrispondere le decime di rito. A Francesco veniva inoltre confermata la concessione di tenere mercato “sui villa Agazzani” incamerando i relativi dazi per la sistemazione delle sue proprietà. Il termine “villa” è forse qui da intendere più nella terminologia francese di centro abitato che non in quello letterale italiano di casa signorile.
Non risulta né qui né altrove menzionata la rocca almeno fino al 1475 allorchè Francesco Scotti e successivamente il figlio Bartolomeo chiedono agli Sforza, subentrati ai Visconti nella signoria di Milano, l’autorizzazione a riedificare la rocca danneggiata da un incendio e dall’usura del tempo.
L’imponente struttura che oggi si mostra all’attento visitatore rappresenta il risultato dei lavori d’inglobamento del preesistente manufatto con la sapiente disposizione degli spazi che conferisce all’insieme un’armoniosa fusione tra la concezione militare del fortilizio e l’idea rinascimentale  di una residenza signorile stabile ispirata ai canoni di una discreta agiatezza.

La Rocca di Agazzano, nata come fortezza difensiva, fonda le sue origini nel 1200 e  si arricchisce nel 1475  di un bellissimo  loggiato che ne  addolcisce l’aspetto militare. La pianta è di tipo rettangolare con torri rotonde e rivellino. All'interno, oltre al loggiato con colonne in arenaria dai capitelli stemmati, si trovano ampi saloni, gli appartamenti privati con i camini dell'epoca, cucine e alloggiamenti militari. La struttura rappresenta un felice connubio tra l'austerità dell'architettura medioevale e l'eleganza della dimora signorile del Rinascimento. La Rocca è circondata da un ampio giardino alla francese che si sviluppa su due livelli. La presenza di statue, fontane e piante esotiche contribuisce al fascino di un luogo perduto nel tempo passato. Adiacente alla fortezza militare si erige la villa settecentesca, sorta sull’antico borgo, con affreschi e un caratteristico cortile con porticato. L’appartenenza del Castello di Agazzano a un’unica famiglia fin dalle origini e il mantenimento della struttura nei suoi aspetti medioevali e rinascimentali fanno di questa proprietà un suggestivo e raro esempio di storia , tradizioni e cultura. La Rocca, per versatilità degli ambienti e il pregio della struttura, è adatta per eventi di diverso genere: cene, mostre, presentazioni, meeting, matrimoni, percorsi didattici.

 
   

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